Sono i contenuti emozionanti, le nostre storie di servizio a coinvolgere i lettori. Lustrini e paillette non servono a nulla
Comunicare è sinonimo di emozionare. Si comunica perché si emoziona la persona alla quale ci rivolgiamo donandogli la nostra emozione.
Spesso si confonde il contenitore con il contenuto: quando fate la pasta la pentola è il contenitore mentre l’acqua è il contenuto. Quando parliamo di comunicazione, un giornale o un sito sono il contenitore, gli articoli e le immagini sono in contenuto.
Nessuno di voi comprerebbe mai un quotidiano bellissimo nella grafica ma completamente bianco, cioè completamente privo di articoli mentre comprereste un quotidiano un po’ più bruttino nella forma ma ricco di articoli di sostanza.
Allo stesso modo, se capitaste su un sito bellissimo ma dai contenuti poco significativi o utili, dopo aver fatto un rapido giro cambiereste sito. Allo stesso modo, su Facebook o Instagram dedicate attenzione a immagini e commenti emozionando tralasciando foto brutte e commenti scontati.
In sintesi: si comunica scambiandosi contenuti emozionanti non guardando contenitori colorati…
I non addetti ai lavori spesso questo concetto non riescono a metabolizzarlo completamente. Così buttano tempo e soldi nella costruzione di contenitori invece di concentrarsi su ciò che veramente conta.
Anche perché è più facile! Oggi qualsiasi squadretta di diciottenni svegli è in grado di metterti su in quindici giorni un sito graficamente bellissimo (un layout preimpostato costa qualche decina di euro). Così con una spesa di duemila euro al massimo vi ritroverete a possedere una bella pentola colorata ma senza neanche una goccia d’acqua.
E qui di solito casca l’asino. Perché trovare quell’acqua, cioè i contenuti è molto più difficile che costruire la pentola.
Ci vuole una storia coinvolgente, bisogna conoscere bene l’italiano ed essere capaci di scrivere per il web (o per la carta stampata: sono due competenze diverse), bisogna avere immagini che spaccano… Costruire pentole è più facile…
Noi Lions però di storie che emozionano ne abbiamo parecchie: i nostri cani guida, le distribuzioni di cibo, le lunghe file di fronte ai mezzi mobili di prevenzione sanitaria, Casa Lions a Cagliari e via dicendo…
La buona notizia è che basta copiare e non solo dagli altri ma anche dalle nostre esperienze migliori. Basta andare su YouTube e guardare i video di Medici senza frontiere o Save the Children oppure i grandi video della nostra Sede Internazionale sui maggiori progetti di servizio anche italiani.
Basta guardare le foto sulla pagina Instagram della Sede Internazionale o i post che spaccano sulla nostra pagina Facebook nazionale: guardare, capire perché funzionano e trarre ispirazione. Per inciso, potete anche chiedere…
Ricapitolando: se vogliamo comunicare veramente allora raccontiamo le nostre storie di servizio rendendo protagonisti coloro che ne hanno beneficiato con le loro testimonianze.
Aggiungerei un paio di ulteriori elementi. Il primo è che ci vuole qualche soldo. Se volete stare a galla sui social ormai qualche euro va tirato fuori ma per un Distretto parliamo di duemila euro l’anno per andare alla grande su Facebook e Instagram.
Il secondo è che non ci si può improvvisare. Ma noi di professionisti della comunicazione (o di gentleman driver per dirla con un termine sportivo) ne abbiamo parecchi: basta coinvolgerli, di solito non si tirano indietro…
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